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Magia d'autunno

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L'autunno è una stagione magica, intensa. Dopo che l'estate ha portato via con se la calura di un sole cocente e la frenesia di feste, spettacoli, che ci rendono frastornati e confusi, ci riappropriamo finalmente dei nostri spazi, del nostro tempo, del nostro mondo interiore.

 

Più disponibili e pacati, osserviamo la natura intorno a noi, che vibra ricca di vita, con il suo alternarsi di nuvole, sole, vento. Una natura dinamica, che ci coinvolge e alla quale ci abbandoniamo, poiché siamo consci che essa ci rigenera, nel corpo e nella mente. L'autunno non è la stagione della malinconia e della tristezza, solo perché gli alberi si spogliano e si avvicina l'inverno. Piuttosto bisogna cogliere un aspetto essenziale che bisogna captare a livello di energie sottili.

Ci sentiamo più leggeri, vitali, ed in tal senso avvertiamo la necessità di esplorare i sentieri, la montagna, la campagna, i boschi di lecci, querce e i castagneti. Per chi ama le passeggiate all'aperto, l'isola nonostante i suoi limiti fisici, appare come un continente tutto da scoprire. L'entroterra, questo meraviglioso mondo sconosciuto a molti isolani e turisti, ci porta in una dimensione che non è quella caotica e snervante dei centri abitati, ma è intima ricerca di noi stessi e delle nostre radici.

La grande festa dell'autunno è la vendemmia, la campagna si popola di gente e di voci festose. Un intero anno di lavoro viene premiato con la raccolta dell'uva, la pigiatura, l'odore del mosto che si spande nell'aria e si fonde con il profumo della salsedine. Anche i boschetti si animano di persone in attesa delle prime piogge e dopo qualche giorno di sole, in tanti in piena notte, o nelle prime ore del mattino, si va in cerca di funghi e di ricci, che cadono ormai maturi dalle piante di castagno. Con bastoni si rovista tra foglie secche e marce, mentre i profumi della terra inebriamo i sensi. I canestri colmi di castagne, non mancano mai, spesso dei funghi si sente solo il profumo, almeno per gli inesperti. Ma poco importa. Esplorare in luoghi selvaggi è sempre positivo, anche se torniamo a casa a mani vuote. Nei sentieri e nei luoghi più interni, si possono ancora ammirare centinaia di cellai, costruiti nel tufo, ricchi di cunicoli, anfratti, palmenti. Imponenti botti di rovere, sono li a testimoniare che la “vite” è ancora parte integrante della nostra cultura contadina. D'ognintorno parracine (muri a secco) costruite con pietra tufacea, e tra il verde dei vigneti e uliveti, svettano case di pietra e case rurali.

Ruderi sparsi qua e la, coperti da erbe, appaiono come templi, belli e affascinanti anche nella loro lenta agonia. In questi luoghi ancora incontaminati, ci sono essenze arboree che donano profumi e atmosfere che mai dimenticheremo. Ma, quest'isola davvero speciale, non finisce mai di stupirci. Appena fuori dalle strade del centro, ci si tuffa nel passato, percorrendo vicoli, slarghi, stradine, dove sembra di ascoltare ancora le voci di donne, che un tempo sedevano fuori agli usci di casa e raccontavano storie di fantasmi e lupi mannari. Nei comuni collinari, è possibile incontrare ancora personaggi autentici, vecchietti che seduti tra le aiuole, amano comunicare e raccontare storie antiche. L'autunno è magico, perché è la stagione dell'introspezione, della meditazione. L'eterno ciclo della morte e della vita, che si rigenera e si evolve nel tempo.

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